Un tentativo maldestro di perdere un finale di torre contro un 2222 di elo: open Gubbio, T3, 25 marzo

i finali di scacchi, parti di un partita che decidono l’esito della lotta

Tutti i giocatori di scacchi che possono essere definiti forti agonisti hanno una caratteristica sacrosanta che li definisce: conoscono bene tutti i finali e sanno quando trasporre da un mediogioco complesso a un finale di partita a loro superiore cambiando intuitivamente i pezzi giusti. Al quarto turno del torneo di Gubbio con il bianco contro elo 2222, giocato il 25/03/2023, il sottoscritto dopo aver commesso varie imprecisioni aveva avuto l’intuizione giusta di entrare in un finale salvabile giocando con un pedone in meno, anche perché spesso sui diagrammi nelle riviste si vede che nei finali di torri spesso un pedone in più diventa irrilevante. Qui alla mossa 35 però il bianco perde subito la mossa da carpe diem e non fotografa bene la situazione: il bianco non deve dare tempo al nero di spingere pericolosamente il pedone A e pertanto deve agire tempestivamente giocando una mossa incisiva come Tb5 che non darebbe al nero la possibilità di consolidarsi per l’attacco sul pedone e5. Il gioco potrebbe continuare con 35..Rf6 36.Tb6+ Re7 37.Tb7+ Re6 38.Tb6+ Rd7 39.Tb7+ e ora il nero lasciando il pedone f7 non otterrebbe nulla, un possibile sviluppo potrebbe essere 39..Rc6 40.Txf7 a4 41.Te7 Rd6 42.Th7 h5 43.Ta7 Rc5 44.f4 Ta3+ 45.Rh4 Rb6 46.Ta8 exf4 47.Rg5 Ta2 48.Rxf4 Txg2 49.Txa4 Txh2 50.Rg5 con parità; cogliere l’attimo fuggente negli scacchi è l’essenza vitale, ci sono treni che passano davanti al naso e che non sempre decideranno di ripresentarsi. Il bianco provò a fare di tutto per perdere questo finale (mancando anche alla mossa successiva Tb5) ma fu aiutato a sua volta da qualche imprecisione del nero che gli consentì di tirare fuori un insperato mezzo punto. Da questo esempio si evince l’importanza di essere sempre focalizzati in ogni momento della partita perché ci sono sempre delle opportunità da cogliere che non vanno sprecate a condizione però di essere attenti e ovviamente il peso che può avere la conoscenza dei finali sull’ esito dello scontro agonistico. La precisione negli scacchi è un modello di vita e in questa partita questo aspetto è rimasto un optional su cui meditare. In partita si ebbe quindi 35 h4?! a4 36.Ta7?! [36.Tb5] 36…a3 37.Ta5 Rf6 38.Ta6+ Re7 39.h5 disperazione 39..gxh5?! [39…Ta1! 40.hxg6 fxg6 41.Txg6 a2 42.Tg7+ Rd6 e con l’ingresso del re nero sul lato di donna la partita si decide]. Invece qui si dà la possibilità di giocare 40 Rh4! con una posizione ancora sostenibile che ovviamente il bianco manca per scegliere 40.Txh6?! un altra imprecisione consistente. Questa lotteria di mosse imperfette portò poi fortunatamente per il bianco alla spartizione del punto, ma le cose su cui meditare sono davvero tante, visto che riguardare gli errori dovrebbe essere un modus operandi di un agonista che aspira a limare i suoi limiti